ETNA BY NIGHT
La guida ti preleverà dal tuo hotel o B & B sito in Catania per dirigervi verso il versante sud dell’Etna a quotaLeggi tutto »ETNA BY NIGHT
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La parte del Monte Etna che si trova mediamente al di sopra degli 800 m, cade sotto il vincolo di un’area protetta: il Parco Regionale dell’Etna. Questo Parco è stato il primo ad essere istituito, dei quattro parchi presenti in Sicilia; infatti il decreto del Presidente della Regione per la sua costituzione risale al 17 marzo 1987. LE ZONE DEL PARCO DELL’ETNA : A – B – C – D All’interno del Parco dell’Etna non ricade alcun centro urbano, anche se sono presenti diversi manufatti umani (case, strade e ponti). La sua superficie di circa 60.000 ettari, è suddivisa in quattro zone, caratterizzate da aspetti naturali e antropologici diversi e con diverse tipologie di vincolo. Zona A: quasi tutta di proprietà pubblica (demaniale e comunale), non presenta alcuna abitazione umana permanente. È zona di riserva integrale, quindi l’ambiente deve rimanere inalterato. In essa è permesso esercitare, secondo precise regole, la pastorizia, le attività forestali, la ricerca scientifica, l’escursionismo, lo sci-alpinismo, lo sci-escursionismo e la raccolta di funghi. Non è consentito l’accesso agli automezzi, eccetto per quelli specificatamente autorizzati. Zona B: formata, in maggior parte, da appezzamenti agricoli privati e in minor misura da proprietà comunali. E’ zona di riserva generale dove sono consentite quelle attività agricole e pastorali strettamente necessarie, purché non in forma industriale. Qui l’Ente gestore incoraggia gli agricoltori ed i pastori a continuare a svolgere le loro attività tradizionali. Zona C: zona di pre-parco, dove sono ammesse trasformazioni edilizie e del terreno volte alla valorizzazione dell’area protetta (posteggi, centri ricettivi e culturali, aree attrezzate e giochi). Inoltre è consentito il mantenimento degli insediamenti turistico sportivi preesistenti. Zona D: zona di controllo, dove sono consentite tutte le attività antropiche, pur con una moderata sorveglianza. ln particolare, è permesso circolare con qualsiasi mezzo ed è ammessa la pratica della caccia, limitatamente al coniglio. LA QUINTA ZONA In effetti è stata concepita una quinta zona, detta zona C o altomontana, ritagliata all’interno della zona A. Essa ha una superficie complessiva di 800 ettari e riguarda l’area della Cantoniera e quella del Piano Provenzana. Su ambedue le aree, ancor prima dell’ istituzione del Parco, erano stati realizzati insediamenti turistici (funivia, alberghi, ristoranti, negozi, eccetera) che sono in attività ancor oggi.
La vegetazione etnea è suddivisa in cinque fasce che variano a seconda dell’altitudine. La vegetazione etnea è molto affascinante e molto varia ed è definita di tipo selettivo, poiché a causa delle condizioni climatiche e a causa dei alcune colate passate, alcune specie naturali sono scomparse. FASCIA MESOMEDITERRANEA La prima tra le fasce della vegetazione etnea, si trova dai 500 ai 1000 mt ed è quella MESOMEDITERRANEA. Questa fascia risulta notevolmente antropizzata: qui si estendono I vigneti, gli uliveti, i pistacchieti, i noccioleti e le coltivazioni di fragole. Ma in questa fascia troviamo anche boschi di Leccio (Quercus ilex) che raramente sono puri, infatti solitamente troviamo anche il Bagolaro e il Frassino. Inoltre nello stesso orizzonte si trovano anche boscaglie di Ginestra etnea, sia in forma cespuglio che arborea. FASCIA SUPRAMEDITERRANEA BASSA Salendo di quota, dai 1000 metri ai 1700 metri, troviamo la fascia SUPRAMEDITERRANEA BASSA. Essa è caratterizzata dai boschi di querce caducifoglie ovvero roverelle (Quercus da/echampii, Q. congesta, Q. virg/iana) e dai boschi a Pino larici (Pinus laricio), pianta quasi endemica poiché oltre che sull’Etna, si trova solo in Calabria e in Corsica. Nella fascia dei boschi submontani, le aree sono perlopiù destinate a pometi e castagneti. FASCIA SUPRAMEDITERRANEA ALTA Salendo ancora, tra i 1700 metri e i 2000 metri, al di sopra dei boschi si estende la fascia SUPRAMEDITERRANEA ALTA. Qui le coltivazioni sono del tutto assenti, invece i boschi montani sono costituiti per lo più da popolazioni di Faggio (Fagus sylvatica), di Betulla etnea (Betulla aetnensis) e di Pioppo tremolo (Populus tremula). Le faggete etnee vivono in condizioni piuttosto precarie, infatti, non occupano una fascia continua ma si trovano larghi frammenti sul versante settentrionale del vulcano, nelle stazioni più fresche. I boschi di Betulla sono decisamente localizzati nel versante nord-occidentale dove conferiscono un tocco di colore con il loro tronco bianco. Le popolazioni di Pioppo tremolo invece si trovano nel versante settentrionale o in quello nord-occidentale. FASCIA ALTOMONTANA Al termine della copertura boschiva, dai 2000 metri ai 2500, vi è una zona scoperta chiamata fascia ALTOMONTANA. Le uniche piante presenti in questa zona sono: Spinosanto (Astragalus siculus), la Viola dell’Etna (Viola aethnensis), la Peverina (Cerastium tomentosum) e la Violaciocca del Bonanni (Erysimum bonannianum). Un altro esemplare di pianta presente in questa fascia è la Saponaria (Saponaria sicula), che nasce tra gli spazi lasciati liberi dagli spinosi cuscini di Spinosanto e che colora le sabbie vulcaniche di rosa. FASCIA CRIOMEDITERRANEA Infine, l’ultima fascia di vegetazione è chiamata CRIOMEDITERRANEA e da 2.500 m giunge fino ai 2.800 m, oltre la quale non vi è più alcuna forma di vita. A queste altitudini le condizioni ambientali sono molto severe: bassissima temperatura, coperture nevose e venti costanti consentono l’esistenza solo a pochissime specie che sono quasi tutte endemiche e che non formano addensamenti continui, ma presentano ciuffi d’individui sparpagliati qua e là. Esse sono: la varietà d’alta quota (aetnensis) del Romice scudato (Rumex scutatus), la Camomilla etnea (Anthemis aetnensis), il Senecione glauco (Senecio aethnensis) e la Costolina appenninica (Robertia taraxacoides). Verso le punte più elevate, al di sopra dei 2.800 Mt, la neve e la lava calda impediscono la crescita di qualsiasi tipo di vegetazione creando un paesaggio lunare e privo di vita che si può definire deserto lavico.
Il paesaggio vegetale sull’Etna è molto esteso ed è caratterizzato da qualcosa di singolare: accanto ad aree fertili, fittamente boscate o coperte da cespugli o da erbe, si stendono vastissime zone dove è assente ogni forma di vegetazione. Adesso vediamo brevemente come funziona la distribuzione della vegetazione sull’Etna. LA VEGETAZIONE ETNEA E’ importante sapere che non tutte le superfici fertili sono occupate da piante spontanee. Al di sotto dei 1.500 m infatti, la copertura naturale è stata largamente soppiantata dalle colture che iniziano dal basso con gli agrumeti, a cui seguono i vigneti, gli uliveti, i noccioleti, i pistacchieti e le colture ortive e i castagneti. Al di sopra di questa quota e negli spazi sottostanti lasciati liberi dalle colture, troviamo la vegetazione spontanea, la cui distribuzione risente particolarmente di due fattori: il suolo e il clima. L’ EVOLUZIONE DELLA VEGETAZIONE SULL’ETNA Muschi dell’Etna Il suolo vulcanico di fresca data è inospitale per qualsiasi forma vegetale. Dopo un’eruzione, i primi organismi che riescono ad insediarsi e colonizzare le lave ormai fredde ma inospitali, sono le specie pioniere rappresentate principalmente da licheni e muschi. Questi esseri derivati dalla collaborazione fra un’alga e un fungo) ed hanno la facoltà di appiccarsi alla nuda roccia. La specie più diffusa tra loro è lo Stereocaulo (Stereocaulon vesuvianum). Accanto ai licheni, nelle fessure dove si accumula un po’ di sabbia, attecchiscono i muschi. Con il trascorrere del tempo, man mano che il terriccio si raccoglie nelle fenditure della roccia, compaiono le prime erbe annuali Trascorso ancora altro tempo il suolo si arricchisce sempre di erbe suffruticose, come i Perpetuini (Helicrysum italicum) e la Camarezza (Centranthus ruber). Quando, sotto l’azione delle stesse piante e degli agenti atmosferici, si forma un suolo maturo, attecchiscono gli arbusti, come ad esempio la Ginestra dell’Etna (Genista aetnensis), la Ginestra odorosa (Spartium junceum) e il Citiso (Cytisus villosus). Faggio Monte Pomiciaro Infine compaiono le boscaglie con gli alberi di Leccio (Quercus ilex), di Roverella. VEGETAZIONE ZONALE Il fattore determinante della distribuzione delle piante sulla montagna etnea è il clima, che varia con l’altitudine. Di esso, gli elementi che particolarmente influenzano la presenza o meno delle varie specie sono: La temperatura, che diminuisce con l’aumento della quota;Le precipitazioni. Fra queste ultime sono significative quelle nevose, la cui coltre persiste per alcuni mesi, al di sopra della quota 2.000 m. Pertanto il paesaggio vegetale sull’Etna segue fondamentalmente quella distribuzione vegetazionale che viene chiamata zonale.
I VISITATORI E GEOLOGI DELL’ETNA Tanti furono i personaggi che hanno lasciato un’impronta importante sul nostro vulcano: Wolfgang Sartorius von Waltershausen, importante geologo che realizzò quasi tutto il rilievo topografico del territorio etneo e la maggior parte delle analisi geologiche; Orazio Silvestri, geologo e vulcanologo italiano a cui sono intitolati i Monti Silvestri, possibili da visitare con la nostra escursione Etna Morning o Etna e Wine Tasting; Saro Ruspa (l’uomo che sfidò il Vulcano) nella terribile eruzione del 1991-92, ed infine Don Diego Pappalardo. DON DIEGO PAPPALARDO FOTO 1 : Ritratto di don Diego Pappalardo nell’oratorio Basilica di Pedara Durante le eruzioni passate sono stati parecchi i tentativi riusciti e non, di rallentare, deviare o addirittura fermare una colata lavica. Tra i tentativi riusciti in epoca storica recente ricordiamo quello del 1991. Scopo dell’impresa fu quello di rallentare il corso della lava ostruendone il cammino e deviare il suo corso con l’utilizzo della dinamite. Se al giorno d’oggi cercare di “ostacolare” il corso della natura può sembrare un’ardua impresa, nel XVIII secolo solo pensare di farlo era davvero impossibile. Colui però che per primo tentò di deviare una colata lavica fu Don Diego Pappalardo di Pedara, Cappellano Conventuale nell’Ordine di Malta. DON DIEGO E L’ERUZIONE DEL 1669 Durante l’eruzione del 1669, Don Diego Pappalardo radunò i suoi fedeli e si recò verso le bocche effusive, nel punto dove la lava fluida scorreva dentro una grotta lavica. Fu qui che gli intrepidi collaboratori di Don Diego, coperti da pelli bagnate ed armati di mazze, pertiche e martelli, iniziarono a rompere gli argini della corrente lavica. Praticarono una breccia da cui fuoriuscì la lava e fecero precipitare enormi macigni dentro il canale, così da indurre il trabocco del fluido. Il tutto con l’intento di deviare la colata incandescente che stava affluendo verso Catania. Tale deviazione avrebbe però portato il flusso lavico in direzione della città di Paternò. Accadde allora che più di cinquecento abitanti di questa cittadina, armati di schioppi, spade e pistole si mossero verso i catanesi e li fecero fuggire a gambe levate, impedendo il loro ingegnoso intento. Malgrado tale imprevedibile fallimento, resta il fatto che l’eruzione del 1669 viene ricordata come primo tentativo di deviazione di una colata lavica ad opera dell’uomo. GLI INTERVENTI DI DON DIEGO Don Diego viene ricordato dai suoi concittadini per tali ardimentose gesta e non solo. A lui si deve anche l’opera di ricostruzione della sua cittadina dopo il disastroso terremoto del 1693 che rase al suolo il centro abitato. Don Diego fu un uomo intraprendente che si distinse nel commercio del grano e della neve, nell’allevamento del bestiame e nell’imprenditoria edilizia e fu soprattutto un benefattore che si prodigò ad aiutare la povera gente. La sua sontuosa tomba si trova nella Matrice di Pedara, il suo paese natale, ed è possibile visitare il suo monumento funebre. Foto 1 : https://it.wikipedia.org/wiki/Diego_Pappalardo
IL SETTECENTO SECOLO DI VIAGGIATORI Il letterato e naturalista Wolfgang Goethe è da annoverare tra i viaggiatori che durante il 1700 esplorarono la Sicilia, includendo in questa esplorazione l’ascensione sull’Etna. Tra i viaggiatori troviamo anche i nomi di: J. Houel, F. Münter, J, Riedesel, P. Brydone, W. Hamilton, L. Spallanzani e tanti altri. Wolfgang Goethe Wolfgang Goethe, accompagnato dal disegnatore Kniep, effettua un breve soggiorno sull’isola dal 2 aprile al 15 maggio 1787. Egli venne a Catania con l’intento di ascendere l’Etna. LA SPEDIZIONE DI GOETHE A Catania, Goethe incontra il mineralogista Giuseppe Gioeni che gli sconsiglia l’impresa adducendo le difficoltà che essa comporta. Ma lo scrittore non si fa scoraggiare e il 4 maggio s’incammina verso il borgo di Nicolosi, con il proposito di raggiungere la vetta. A Nicolosi però venne colto da una terribile burrasca che lo costringe a fermarsi e rinunciare al suo proponimento. A questo punto Goethe viene attratto dai rilievi che sorgono nei pressi del paese, i Monti Rossi, trovandoli assai interessanti e esplorandoli dettagliatamente. Kniep, il disegnatore che lo accompagnava, ne approfittò invece per effettuare una serie di disegni del luogo. IL MOMUMENTO A WOLFGANG GOETHE Monumento a Goethe Per ricordare il soggiorno dell’illustre tedesco a Nicolosi, l’amministrazione comunale di una decina d’anni fa (1987) ha dedicato a Goethe un monumento in blocchi lavici, collocato ai piedi dei Monti Rossi e circoscritto da una recinzione metallica. Chi volesse visitarlo deve dirigersi verso l’ingresso della vicina area attrezzata, scendere un centinaio di metri (via Goethe) in direzione del paese e superare il varco, appositamente creato, che si apre alla sua destra.
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