MORFOLOGIA DEL VULCANO
La particolare morfologia dell’Etna fa di essa un sistema vulcanico molto complesso che conta più di 200 crateri spenti e 4 attivi. Quest’ultimo numero varia a seconda dell’evoluzione del vulcano stesso.
E’ attraverso loro che si manifesta l’attività di espulsione di lava e materiale piroclastico che nel corso degli anni hanno cambiato la morfologia del vulcano.
I crateri sommitali rappresentano dunque il cuore dell’attività vulcanica.
I CRATERI DELL’ETNA
I crateri attivi si trovano nella parte sommitale del vulcano e sono: Il Cratere Centrale che comprende la Voragine e la Bocca Nuova formate rispettivamente nel 1945 e 1968; il Cratere di Nord-Est che esiste dal 1911 e infine il Cratere di Sud-Est, nato nel 1971, che recentemente è stato il più attivo dei quattro crateri.

Tutti i crateri dell’Etna possono dare vita a eruzioni intense e meno intense di cui però non possiamo conoscere la durata.
In passato abbiamo avuto eruzioni durate pochi giorni, a volte mesi, ma la storia ci dice che abbiamo anche avuto eruzioni durate anni.
Quello che però ci differenzia dal passato è che oggi abbiamo strumenti che ci permettono di prevedere le eruzioni e le loro intensità. Questo ci consente di fare tour sull’Etna in sicurezza sia a medie quote e sia sui crateri sommitali, accompagnati sempre da professionisti.
INGV
L’ente che studia e monitora il vulcano è l’INGV (Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia).
Grazie ai loro strumenti e tecnologie all’avanguardia, i vulcanologi sono in grado di anticipare e prevenire le eruzioni.
Nonostante il progresso tecnologico e scientifico però, quello che ancora oggi risulta difficile è “fermare” una colata lavica.
Sebbene la forza della montagna spesso risulta implacabile, grazie alla protezione civile, al corpo forestale e agli operatori professionisti, nel corso degli anni si sono sviluppati dei metodi che permettono evacuazioni sicure e il rallentamento del corso lavico, come è avvenuto durante l’eruzione del 1991.